Stefan Bryła che costruì i primi grattacieli in Polonia e i primi ponti saldati nel mondo

Bryła che ha voluto cambiare la forma della Polonia nel dopoguerra. (…) Devi pensare e devi lavorare”- questo fu il suo motto. Oggi si trova inciso su una pietra, vicino al ponte sul fiume Słudwia nei dintorni di Łowicz.

Mariusz Grabowski, “Bryła, który chciał po wojnie poruszyć bryłę Polski”, [in:] Polska Times Historia 2019, disponibile qui.

Aveva 24 anni quando partì per un viaggio intorno al mondo. Nel 1910, su richiesta del Politecnico di Leopoli, fu mandato a studiare al Politecnico di Berlino. Da Berlino si trasferì per studiare alla Scuola reale dei ponti e delle strade, per poi proseguire gli studi all’Università di Londra, ed infine trasferendosi in America del Nord. Studiò e lavorò in Canada e negli Stati Uniti prima di tornare a casa passando per il Giappone, la Corea, la Cina e la Siberia. Scrisse numerosi diari di viaggio.

Stefan Bryła, avendo esperienze americane, si specializzò, come costruttore nell’Europa dell’epoca, con particolare competenza nella costruzione di quelli che allora si chiamavano “grattacieli”, traducendo letteralmente il termine inglese skyscraper che rende bene l’idea.

Anna Bielska, Marek Bielski, “Przypadek profesora Bryły” [in:] Przegląd techniczny. Gazeta inżynierska 2011, l’articolo disponibile qui.

Durante il suo viaggio di studio, lavorò alla progettazione e costruzione di strutture in acciaio, tra l’altro, nel cantiere edile del Woolworth Building a New York nel 1912.

Quella fu  la prima volta che vide i grattacieli. Bryła lavorò alla costruzione del Woolworth Building a New York. Fu l’edificio più alto del mondo (241 metri) fino al 1930, quando lo superò il Chrysler Building.

L’articolo “Stefan Bryła. Innowacyjny konstruktor mostów i wieżowców” sul sito della radio polacca, insieme a un programma radiofonico dedicato a Stefan Bryla, disponibile qui

Stefan Bryła nacque a Cracovia nel 1886. Si laureò alla scuola reale di Stanisławów (oggi Ivano-Frankivs’k in Ucraina) e successivamente conseguì la laurea magistrale con lode presso la Facoltà di Ingegneria Civile del Politecnico di Leopoli. Un anno dopo fece il dottorato di ricerca in scienze tecniche e l’anno successivo – il post-dottorato (1910).

Un ingegnere deve essere creativo, deve creare nuove opere, nuove forme. Non può essere schiavo dei pensieri degli altri (…) Con la nostra professione, dovremmo portare la tecnologia polacca a servire il nostro paese e le nostre esigenze nel miglior modo possibile. Dovremmo farlo affinché si irradiasse da se stessa, dallo sforzo dei nostri pensieri, e che non vivesse di luce riflessa come la luna.

Stefan Bryła, „Germanizowanie techniki polskiej”, Varsavia 1937, p. 12.

All’inizio del Novecento ponti si costruiva con rivetti.

Le nuove idee sono oggetto di accese polemiche prima che diventino popolari, come dimostra la “guerra santa” che era combattuta al Politecnico di Varsavia all’inizio degli anni ’30 tra il prof. Andrzej Pszenicki (1869-1941), autore di molti interessanti progetti dei ponti ferroviari e stradali in Russia e Polonia, e il prof. Stefan Bryła. Prof. Pszenicki che chiedeva agli studenti indecisi sulla scelta della specializzazione in tono scherzoso : “Rivettare è cucire, saldare – incollare. Cosa preferisci: vestiti cuciti o incollati?”

Anna Bielska, Marek Bielski, “Przypadek profesora Bryły” [in:] Przegląd techniczny. Gazeta inżynierska 2011, l’articolo disponibile qui.

Nel 1929 Stefan Bryła costruì il primo ponte stradale saldato al mondo sul fiume Słudwia, che esiste tutt’oggi a Maurzyce vicino a Łowicz.

La descrizione del ponte fu pubblicata in una dozzina di lingue. Fu un punto di svolta nella tecnologia delle costruzioni in acciaio a livello mondiale.

A Stefan Bryła piaceva dimostrare le proprie abilità ingegneristiche nei dintorni della città di Łowicz. Poco dopo il successo del primo ponte saldato, ne costruì un altro nel paesino di Retki, che è tutt’ora in uso – a differenza di quello del suo famoso predecessore di Maurzyce.

Oggi, Łowicz è l’unica città al mondo che può vantare due ponti stradali saldati. Uno di essi è già noto ed ha un posto rilevante nella letteratura tecnica dell’intero globo, l’altro è stato ultimato e messo in uso di recente.

Stefan Bryła, “Drugi most spawany pod Łowiczem”, Varsavia 1931, p. 3.

Un’altra opera di Bryła fu lo scheletro d’acciaio di 16 piani dell’edificio eretto per la compagnia di assicurazioni britannica Prudential a Varsavia in piazza degli Insorti di Varsavia (prima della guerra conosciuta come piazza Napoleone).

Ancora oggi, la velocità di costruzione potrebbe essere chiamata “pechinese”. Un piano fu costruito in 3 giorni. Tutto il palazzo fu compiuto in 3 mesi. Gli investitori stranieri hanno accettato subito il progetto della struttura saldata, ritenendo che i Polacchi avessero più esperienza in questa tecnologia. (…) Nonostante fosse bruciato durante la Rivolta di Varsavia e fosse stato colpito da più di 1.000 missili, lo scheletro sopravvisse, , consentendo la ricostruzione del palazzo nel dopoguerra.

Witold Michałowski, “Teki Sarmatów”, Pruszków 2009, pp. 232-233, l’intero libro disponibile qui.

Oggi, in questo edificio si trova Hotel Warszawa, un albergo a cinque stelle, in cui perfino i cucchiaini al bar sono di colore della luccicante porta d’ingresso. La porta – o anzi il portone – è rivestito di rame, proprio come prima della guerra.

Il tutto fu estremamente chic. La facciata è ricoperta fino al primo piano di granito lucidato, e sopra, dal lato della strada, di pietra arenaria di Szydłowiec. Il portone d’ingresso “in rame patinato” conduce all’interno, e sui portali laterali vi sono sculture dell’architetto Ryszard Moszkowski.

Rafał Jabłoński, “Dom wieżowy na placu Napoleona”, [in:] Życie Warszawy 2011, l’articolo disponibile qui.

Fu il primo grattacielo di Varsavia, l’edificio più alto della Polonia e il secondo edificio più alto d’Europa.

Quando, negli anni 1923-1933, fu costruito un grattacielo di 16 piani in Piazza Napoleone (oggi Piazza degli Insorti di Varsavia), il famoso Prudential, un grattacielo di 16 piani, gli abitanti delle case circostanti si lamentavano che l’edificio era troppo alto, copriva il sole e deturpava i dintorni, chiedendo di rimuoverlo. L’edificio era alto 68 m essendo il più alto della Polonia dell’epoca. (…) Nel 1936 sul tetto dell’edificio fu costruita una stazione televisiva sperimentale, perché proprio allora si iniziarono i primi tentativi di trasmettere l’immagine a distanza.

Marek Borucki, “Wielcy zapomniani Polacy, którzy zmienili świat”, Varsavia 2015 pp. 32-34.

Nel centro di Varsavia ci sono tanti altri edifici progettati da Stefan Bryła, tra cui il Museo Nazionale, l’edificio OPZZ a Powiśle, l’ufficio postale centrale in via Świętokrzyska e l’edificio della Marina vicino al Monumento dell’Aviatore. Un’altra opera di Bryła è la “Casa senza spigoli” (“Dom Bez Kantów”) di fronte all’Hotel Bristol, che deve il suo nome comune al maresciallo della Polonia degli anni venti, Józef Piłsudski, considerando che in polacco la parola “kant” ha un doppio significato: “spigolo” e “truffa”:

“Signori, costruitelo senza truffe”, avrebbe detto Józef Piłsudski quando iniziò la costruzione di questo edificio nel 1933. L’ordine del maresciallo, che parlava delle truffe finanziarie nell’attuazione dell’investimento, fu frainteso dall’architetto che progettò un edificio con gli angoli arrotondati.

Tomasz Urzykowski, ”«Dom bez kantów» jak nowy. Budynek odzyskał oryginalny kolor”, [in:] Gazeta Wyborcza 2019, l’articolo disponibile qui.

Stefan Bryła ha anche partecipato alla costruzione del mercato coperto di Katowice, del grattacielo di Katowice chiamato “Mister Katowic” e della Biblioteca Jagellonica di Cracovia. Ha anche costruito una casa per studenti con soprannome “Akademik” in piazza Narutowicza a Varsavia. Oggi il nome di questo enorme edificio è entrato nel linguaggio comune e ogni casa per studenti viene chiamata così in polacco.

Quando nel 1922, furono erette le mura portanti della casa dello studente in piazza del presidente Gabriel Narutowicz, il mostruoso edificio sembrò fare da contrappeso all’altrettanto massiccia struttura della Chiesa di S. Giacomo. (…) È interessante notare che la parola oggi comunemente usata, che ha sostituito la parola “bursa” [pol. “dormitorio”], deriva proprio dal nome di quell’edificio.

Hanna Faryna-Paszkiewicz, “Akademik” [in:] „Ochotnik”, num. 56 (11), p. 7, novembre 2009, disponibile qui.

All’età di 35 anni, Bryła divenne professore ordinario di costruzione di ponti al Politecnico di Leopoli. Fu deputato eletto  al Parlamento polacco per due interi mandati (nel 1926 e nel 1930). Dopo la fine del secondo mandato, è stato nominato professore ordinario presso la Facoltà di Architettura del Politecnico di Varsavia.

Stavo cercando il prof. Bryła, che di tanto in tanto veniva a Varsavia. Non era facile vederlo in quel periodo. (…) Dopo aver visitato più volte la facoltà, ansioso di perdere la prova finale, mi sono sfogato con una parolaccia studentesca. Davanti alla porta aspettava un collega più giovane che non conoscevo, aveva gli occhiali e leggeva gli annunci appesi su un’apposita bacheca dagli assistenti.

– Perché è nervoso? – mi chiese.

– Aspetto il professore da tempo ormai, mi rimangono solo gli esami dei ponti e se non li supero questa settimana, non ce la faccio a passare in tempo la prova finale.

– Lei conosce il professore?

– Non l’ho mai visto, sai, amico, finora insegnava il prof. Thullie.

– Bene, entriamo insieme, perché anch’io ho delle cose da fare.

Entrammo. Un collega con gli occhiali si guardò intorno, mormorò qualcosa sottovoce e si sedette alla cattedra del professore. Capì subito che avevo fatto una figuraccia. Il professore, guardandomi, mi disse di mostrare il libretto dello studente in cui segnò la mia presenza con un sorriso di un giovanotto divertito

Wenczesław Poniż, „Wspomnienie o profesorze Stefanie Bryle”, [in:] „Stefan Bryła”, Varsavia 1963, pp. 13-14.

Stefan Bryła scrisse il famoso manuale per gli ingegneri e allo stesso tempo la prima enciclopedia polacca di ingegneria edile: il “Podręcznik Inżynierski” in quattro volumi.

Popolare tra gli studenti e il personale tecnico e ingegneristico, il “Podręcznik Inżynierski”, comunemente noto come il manuale di Bryła o semplicemente “Bryła”, fu continuamente aggiornato dall’autore, successivamente integrato anche durante l’occupazione tedesca, per poi ricominciare a pubblicarlo dopo la guerra.

 Anna Bielska, Marek Bielski, “Przypadek profesora Bryły” [in:] Przegląd techniczny. Gazeta inżynierska 2011, l’articolo disponibile qui.

Partecipò a numerose conferenze e congressi, fu membro di diverse organizzazioni di scienziati e tecnici,  diventando, tra l’altro, il vicepresidente del consiglio principale dell’internazionale Associazione dei Ponti e delle Costruzioni a Zurigo. Bryła doveva essere responsabile dell’organizzazione del congresso dell’associazione a Varsavia nel 1940, che alla fine non ebbe luogo a causa dell’attacco tedesco alla Polonia.

Fu impegnato in così tante e diverse iniziative che a quanto pareva solo la vecchia signora, che era la sua segretaria personale, conosceva il suo programma. Qualcuno diceva ironicamente che solo grazie a lei sapesse dove e su che cosa condurre la lezione, ma anche dove e con chi esce a cena…

“Giganci Nauki PL. Polscy wynalazcy, odkrywcy i pionierzy nauk ścisłych”  – parte 4, inserto di gazzetta “W sieci”, 2021, p. 4, disponibile qui.

 

Durante l’occupazione tedesca, continuò a insegnare agli studenti e ad organizzare corsi ed esami di laurea nel suo appartamento. I Tedeschi non consentivano la formazione universitaria ai Polacchi, pertanto il Politecnico di Varsavia operava ufficialmente come scuola di tecnica di edilizia. I voti finali delle lauree furono codificati  come lettere tecniche sui materiali da costruzione. A seconda del risultato dell’esame, nella lettera si leggeva, ad esempio, “il mattone inviato è molto buono per la costruzione”.

Il Prof. Bryła scrisse un manuale per l’Armata Nazionale [esercito dello Stato Segreto Polacco] intitolato “Come distruggere i ponti d’acciaio”, ma allo stesso tempo preparò un piano decennale per la ricostruzione del paese nel dopoguerra. Lavorava come preside del dipartimento segreto di architettura del Politecnico di Varsavia.

“75 lat temu rozstrzelany został przez Niemców prof. S. Bryła – pionier spawalnictwa w budownictwie”, l’articolo sul sito dzieje.pl disponibile qui.

(…) nella gazzetta «Życie Warszawy» facevo il resoconto sugli sviluppi dell’indagine giornalistica relativa ai tesori del barone Ungern. Così raggiunsi Melchior Wańkowicz [uno scrittore polacco]. Abitava in un palazzo all’angolo delle vie Rakowiecka e Puławska [a Varsavia]. Quando scoprì che ero un tecnico di saldatura, venne con me alla finestra della sua stanza. Si vedeva il cinema “Moskwa” e il cancello della stazione dei tram in zona Mokotów. Mi disse che Stefan Bryła fosse stato ucciso proprio lì.

Witold Michałowski, “Teki Sarmatów”, Pruszków 2009, p. 230, l’intero libro disponibile qui.

Nell’autunno del 1943, Stefan Bryła fu arrestato dai Tedeschi per le sue attività nello Stato Segreto Polacco. Fu il secondo arresto. la prima volta la sua famiglia ed i suoi amici riuscirono a raccogliere dei soldi per pagare il riscatto . Tuttavia, questa volta i Tedeschi lo fucilarono due settimane dopo. Oggi, in via Puławska 15 a Varsavia, si trova un piccolo monumento alle 67 persone uccise in questo luogo dai Tedeschi – tra cui a Stefan Bryła.

Siamo rimasti convinti della grandezza degli altri in campo tecnico. I Polacchi hanno qui uno strano e incomprensibile inferiority complex, un senso della propria inferiorità, spesso del tutto ingiustificato, spesso assieme a una totale mancanza del pensiero critico verso ciò che è straniero, che sembra di essere ancora più strano in quanto, d’altro lato, hanno addirittura una certa tendenza alla megalomania.

Stefan Bryła, „Germanizowanie techniki polskiej”, Varsavia 1937, p. 6.

Bibliografia e sitografia:

  • „Stefan Bryła”, Katedra Konstrukcji Budowlanych, Varsavia 1963. 
  • Marek Borucki, “Wielcy zapomniani Polacy, którzy zmienili świat”, Varsavia 2015, pp. 26-40. 
  • Mariusz Grabowski, “Bryła, który chciał po wojnie poruszyć bryłę Polski”, [in:] Polska Times Historia 2019, , disponibile qui.
  • Stefan Bryła, „Germanizowanie techniki polskiej”, Varsavia 1937. 
  • Stefan Bryła, “Drugi most spawany pod Łowiczem”, Varsavia 1931. 
  • L’articolo “Stefan Bryła. Innowacyjny konstruktor mostów i wieżowców” sul sito della radio polacca, insieme a un programma radiofonico dedicato a Stefan Bryla, disponibile qui.
  • Anna Bielska, Marek Bielski, “Przypadek profesora Bryły” [in:] Przegląd techniczny. Gazeta inżynierska 2011, l’articolo disponibile qui.

Grafica e illustrazioni: Małgorzata Bochniarz-Różańska, Cecelia Marcheschi 

Fotografie: Przemek Wojenka, Janek Hanuszewicz, Wojtek Marczak, Filip Jegliński

Testo: Filip Jegliński 

Versione italiana: Filip Jegliński, Fabrizio Pitton

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